Nell’ultimo periodo, anche in vista della Cop26 di Glasgow, sono state molte le posizioni espresse e le pressioni esercitate sui governanti da molteplici attori riguardo il cambiamento climatico ed i suoi effetti.
È recente la notizia della pubblicazione di un editoriale congiunto di più di 200 riviste mediche e scientifiche che chiedono ai leader governanti di intervenire urgentemente per contrastare la crisi climatica. Nell’appello si esorta a intraprendere modelli di sviluppo sostenibili e che limitino l’aumento della temperatura globale, salvaguardino la biodiversità e quindi la nostra salute. Non è certo la prima volta che si sente parlare di correlazione fra aumento di C02, surriscaldamento globale, rischio per la biodiversità e salute umana. Ora la connessione fra cambiamento climatico e insorgenza di epidemie è pressoché assodata.
Non a caso WWF Italia già a inizio pandemia, nel marzo 2020, pubblicò il report Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi – tutelare la salute umana conservando la biodiversità (qui la versione integrale). Subito in apertura di report si legge: “molte delle cosiddette malattie emergenti – come Ebola, AIDS, SARS, influenza aviaria, influenza suina e oggi il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2 definito in precedenza come COVID-19) non sono eventi catastrofi casuali, ma la conseguenza del nostro impatto sugli ecosistemi naturali”. Impatto che anche gli scienziati sopra citati hanno riconosciuto come causa di malattie e rischi di vario tipo per la nostra salute. Ma cosa si può fare e come intervenire in concreto? Le risposte e le soluzioni evidenziate nella parte conclusiva del report indicano come “conservare gli ecosistemi ancora intatti, proteggere le aree incontaminate del pianeta, anche limitandone l’accesso, proibire il consumo e il traffico di specie selvatiche, favorire gli equilibri naturali degli ecosistemi e ripristinare quelli danneggiati sono tra le scelte più lungimiranti che l’umanità possa fare”.
Ultimi, solo in ordine di tempo, i partecipanti al Climate camp organizzato a Milano e all’evento Youth4Climate: Driving ambition con in prima linea gli attivisti di Fridays For Future, tra cui Greta Thunberg, a dialogare con le principali istituzioni.

Incontri per dar voce alle tantissime persone scese in piazza nei giorni (e negli anni) precedenti e per provocare una reazione da parte di chi ci governa. Per dire apertamente che non c’è più tempo per le chiacchiere, bisogna agire subito.
Per tornare agli effetti sulla nostra salute: “l’inquinamento atmosferico e le temperature in costante aumento provocano vari problemi di salute che vanno dai più frequenti attacchi cardiaci e ictus alla diffusione di malattie infettive e traumi psicologici” come si legge nell’articolo pubblicato da National Geographic in occasione dell’appello degli scienziati (leggi qui l’articolo integrale).
Questi ultimi ribadiscono che i leader mondiali “non possono aspettare la conclusione della pandemia per ridurre rapidamente le emissioni” e che la issue ‘clima’ deve essere trattata con la stessa urgenza e lo stesso impegno con cui si sta facendo con la COVID-19. Salute in pericolo per noi umani come per tutti gli esseri viventi. Si pensi alle minacce per habitat e ai disastri geologici, incendi alluvioni degli ultimi tempi. Per tutelare la salute nostra è necessario mettere nelle priorità l’ambiente in cui viviamo.
La pandemia, in questo senso, ha risvegliato una consapevolezza generalizzata. Le organizzazioni, le aziende e le persone che prima ignoravano (per qualsiasi motivo) la crisi climatica, adesso non possono più farlo. Le conseguenze hanno colpito tutti in modo diretto e ci hanno messo in pericolo. Questo aspetto è fondamentale perché, si sa, la politica (purtroppo) oltre ad agire in crisi (e di fatto lo siamo) agisce quasi sempre in base al consenso. In questo caso gli equilibri sembra stiano cambiando e le pressioni si fanno sempre più forti.
Non a caso l’articolo del National Geographic conclude con la posizione della scienziata Nadeau che sostiene che la pandemia di COVID-19 rappresenti “un’opportunità per i leader mondiali di pensare più in grande e in modo strategico”. “Dipende tutto da noi”, dice Nadeau, “se non facciamo niente, sarà un cataclisma”.
Tanti attori differenti e una grande consapevolezza: il senso di urgenza. Tante voci e una sola richiesta: agire immediatamente e in modo strategico, lungimirante ed efficace. Serviranno progettualità e scelte politiche ma, senza girarci intorno, per riuscirci ci vorrà il contributo di tutti.
È proprio in questa cornice che prendono ancora più senso i concetti di cambio di paradigma e nuovo modello di sviluppo sostenibile. Ogni attore, nessuno escluso, dovrà fare propria parte ed essere disposto a rinunciare o a modificare le proprie abitudini. Altrimenti sarà qualcos’altro a farcele cambiare.