CSR: Correttezza Sincerità Rispetto

La CSR, tutti la conosciamo come Corporate Social Responsibility. Dietro questo acronimo c’è però di base un’attitudine, un modo di pensare e di agire. La CSR prima di essere economica, sociale e ambientale deve essere comportamentale. Per poter essere responsabili si deve essere anzitutto coerenti con noi stessi. Sia come organizzazione che come individui, in tutti i campi e gli aspetti.

Per potersi definire responsabili  bisogna quindi praticare la Correttezza, la Sincerità e il Rispetto. C S R. Nel modo di pensare, nei comportamenti e nelle relazioni.

Correttezza = educazione e gentilezza

Sincerità = trasparenza e onestà

Rispetto = comprensione e apertura

Lavorare con un buon clima fa la differenza (Photo by Pexels)
Sembra così banale e semplice, a dirsi. Sappiamo bene che spesso purtroppo non è così.

È inutile essere attivi nel sociale, sbandierare impegno nei confronti dell’ambiente se (poi al proprio interno e nei confronti di chi entra in relazione con noi) non ci si comporta in modo corretto, sincero e rispettoso. Non solo inutile ma dannoso. Questo atteggiamento infatti, se smascherato, può diventare controproducente e produrre nei confronti degli interlocutori (interni ed esterni) insoddisfazione, sconforto e sentimento di rivalsa. Un clima spiacevole dovuto da un modo di agire egoista e miope. Un (falso) impegno, da parte di queste imprese, puramente tattico, superficiale e di facciata. Questo comportamento ha un nome: greenwashing. Una pratica non sempre facile da identificare e che spesso rimane nascosta. Tuttavia, per chi si occupa di CSR (e non solo) è un grosso problema. Non è solo un fatto etico: chiaramente non è giusto che chi si comporta male alle spalle ottenga dei benefici, ma vi è un rischio ancora più grande: quello di delegittimare la categoria di impresa che si impegna in sostenibilità. È facile, si sa, soprattutto quando scoppiano scandali, fare di tutta l’erba un fascio e bannare anche le imprese che si comportano in modo corretto e responsabile.

Badiamo bene, la Corporate Social Responsibility prevede che vi sia un vantaggio per chi la attua. Contempla il fatto che vi sia un beneficio per chi la realizza.

Oltre alla componente “convenienza” però è importante vi sia anche l’elemento etico e spontaneo. Per creare il famoso circolo virtuoso ci devono essere entrambe le componenti, altrimenti qualcosa non funziona e prima o poi viene fuori. Quando si dice che la CSR deve essere strategica, si intende che deve essere pervasiva in tutte gli ambiti e i comportamenti. In poche parole per fare sostenibilità bisogna essere coerenti.

E quindi? Nel concreto cosa vuol dire praticare la gentilezza, l’educazione, l’onestà, la trasparenza, la comprensione? Banalmente nelle scelte e nei comportamenti quotidiani. Se fai dei colloqui di lavoro: dai un feedback ai candidati. Se sei un’azienda (e magari ti definisci pure etica): non sfrutti i tuoi dipendenti/collaboratori obbligandoli a fare orari indegni con la scusa del “si deve lavorare con passione”. Se produci e commercializzi beni green, non fai marketing aggressivo “sfruttando” giovani laureati per accaparrarti clienti (tormentandoli in tutti i modi e a tutte le ore). E così via.

Il quotidiano però deve essere guidato, soprattutto nelle medio/grandi organizzazioni, da dei principi ispiratori in modo da creare una cornice di azione e non relegare il tutto solo alla scelta individuale.

Non basta avere un codice etico di condotta. Va comunicato e reso parte integrante dell’organizzazione, va fatto assimilare ai componenti e poi va applicato. A partire da chi sta al vertice.

Certo, è un percorso complesso, un processo che richiede tempo, impegno e volontà.

Perché per essere sostenibili non basta dichiarare impegni e principi generici, bisogna comportarsi in modo coerente. E non è facile essere coerenti in un mondo dove pervade la demagogia e l’individualismo.

Praticare la CSR, tuttavia, è una scelta volontaria. Perciò se non ne siete in grado, quantomeno, per favore, non dichiaratevi sostenibili.