Il contesto
L’Italia è formata da una costellazione di piccole e medie imprese (PMI) che sono responsabili, da sole, del 41% dell’intero fatturato generato in Italia.
“Il 67% delle PMI valuta la sostenibilità importante ma solo il 38% ci investe” questo quanto risulta dalla ricerca condotta da dall’osservatorio Market Watch PMI di Banca Ifis. (L’indagine Market Watch PMI, realizzata tra maggio e giugno in collaborazione con Format Research su un campione rappresentativo di oltre cinquecento imprese italiane).
Non sono numeri affatto catastrofici (considerando anche l’impatto degli ultimi anni del Covid) ma devono comunque far riflette.
Questo (a prescindere dall’obbligatorietà di integrazione di partiche di sostenibilità o di rendicontazione) succede perché in alcuni casi non se ne sente la necessità, in altri manca cultura e competenze interne, in altri ancora mancano banalmente i fondi minimi per investire.
In futuro gli obblighi normativi Europei si renderanno più stringenti e ‘imporranno’ anche aziende di minor dimensioni a realizzare, ad esempio, bilanci di sostenibilità. “Rendicontazione non finanziaria e in formato digitale: dal 2026 anche le piccole e medie imprese quotate dovranno adeguarsi” questo quanto riportato da Eticasgr.
Un’ulteriore indicazione in questo senso viene fornita dalla recente ricerca realizzata dal Forum per la Finanza sostenibile insieme ad ALTIS – Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica sulla rendicontazione non finanziaria delle PMI. Da questa risulta come le aziende che da più tempo sono impegnate in percorsi di rendicontazione di sostenibilità hanno avuto maggior possibilità di accedere al credito e hanno migliorato i propri processi di pianificazione rispetto a quelle che non l’hanno fatto. (Per saperne di più leggi qui)
Non solo, è nell’aria l’dea che l’Europa abbia intenzione di varare un Piano di azione comunitario sui temi Esg. In questo modo “L’integrazione, l’allineamento, la convergenza tra quanto si fa nel campo dell’Esg e l’azione più generale di ogni impresa diventeranno la regola. Ciò vale per le grandi aziende alle quali sarà sempre più richiesto impegno e risultati concreti. E per le imprese della loro filiera”. (leggi la notizia sulle pagine del corriere.it)
Sostenibilità soprattutto come leva competitiva: ormai praticamente tutte le grandi big company investono, lavorano e comunicano la sostenibilità. È un ‘must to have’ (finalmente) però questo non le rende più così distintive.
In ogni caso le PMI che faranno per prime questo passaggio verso una compiuta integrazione della sostenibilità ne otterranno un grosso vantaggio. A maggior ragione in un momento nel quale vi è grandissima sensibilità da parte dei cittadini consumatori e della società tutta.

Come abbiamo approfondito nel precedente articolo, da quanto emerge dall’ultimo Rapporto ASviS per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030 è essenziale il contributo e coinvolgimento delle PMI.
Gli obiettivi di sostenibilità (SDGs): ispiratori e semplici nella loro esplicazione. Tuttavia anche se sono ‘tarati’ per essere alla portata di tutti, sono molto ‘alti’ e le piccole realtà possono faticare a ‘capire’ o a ’vedere’ come possono contribuirvi. Forse servirebbe una loro declinazione in base agli attori, una facilitazione e calibrazione per rendere più tangibile ed efficace l’azione di ogni realtà in campo.
Ad ogni modo resta evidente che gli SDGs siano impossibili da raggiungere senza un forte contributo delle PMI.
Alcuni strumenti e guide messe a disposizione
Come aiutare le PMI a intraprendere il percorso della sostenibilità? Come coinvolgerle in modo efficace? Cosa c’è già in questo senso?
Innanzi tutto prendiamo in considerazione alcuni report o tool recentemente pubblicati e messi a disposizione da vari Istituti e Organizzazioni specializzate nel settore.
- Il documento del progetto di ASviS-Cna, una linea guida sui possibili percorsi di sostenibilità per le micro, piccole e medie imprese di Roma.
“La sostenibilità è un vantaggio competitivo, ma le imprese devono essere consapevoli del proprio impatto per poter guidare il cambiamento. Presentato a Roma il progetto ASviS-Cna sul ruolo delle Pmi nella realizzazione dell’Agenda 2030.
Tracciare una linea di sostenibilità per le micro, piccole e medie imprese di Roma e provincia, valutando il loro impatto sugli SDGs e il loro contributo nell’attuazione della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile. Questo l’obiettivo del progetto “Sviluppo sostenibile: gli impegni e il contributo delle Pmi nella provincia di Roma”.)
- Il Vademecum di Impronta Etica sulle opportunità degli SDGs per le imprese:
“Nel 2018, Impronta Etica ha attivato un Gruppo di Lavoro con le proprie imprese socie dal titolo “Gli SDGS per le imprese: opportunità di innovazione e impatti sul business” che ha portato alla pubblicazione, nel mese di giugno 2019, di un documento che presenta gli esiti del percorso fatto con i Soci.”
Nel 2020 Impronta Etica ha sviluppato ulteriormente il documento, arricchendo la struttura e i contenuti e integrandolo con una sezione specifica dedicata alle buone pratiche delle imprese.
- Le linee guida per la rendicontazione di sostenibilità per le PMI”,
“Che questo documento possa rappresentare un supporto per le PMI che desiderino intraprendere volontariamente un processo di autoanalisi sul proprio livello di sostenibilità e di presa di coscienza della sua valenza strategica. È un lavoro che, oltre ad approfondire i diversi aspetti tecnici relativi alla sostenibilità, intende rappresentare un documento fruibile anche dalle piccole imprese.” (Carlo Robiglio Presidente Piccola Industria Confindustria)
Tutto questo sforzo a livello di definizione, di indicazioni o di buone pratiche è senz’altro utile ma, per passare all’azione, probabilmente serve qualcosa in più.

Cosa si può e deve fare ancora
Non solo regole o linee guida ma anche la responsabilità dei vari attori in gioco, In questo senso un ruolo fondamentale ce l’hanno senz’altro le aziende stesse che devono avere la volontà di intraprendere un nuovo percorso. Ma anche la politica e gli addetti ai lavori in questo senso hanno un ruolo centrale.
Politica: aumentare incentivi e intervenire con regolamentazione e provvedimenti che favoriscano la nascita o lo sviluppo di attività sostenibili.
Professionisti del settore: hanno una grandissima responsabilità dovuta al fatto che hanno consapevolezza e conoscenza dei temi. Chi ha il knowhow ha la responsabilità di trasferirlo e metterlo in pratica (azione) e soprattutto far comprendere la portata e i benefici del cambio di paradigma. Supportare il cambiamento dal basso ed essere disposti a fare più fatica, ad accompagnare le piccole medie realtà (meno abituate e con meno mezzi) ma comunque non meno in grado di produrre impatti positivi e di dare un forte contributo per lo sviluppo in Italia di una cultura imprenditoriale sempre più sostenibile e virtuosa.
Da professionisti non ci si può nascondere. E Sustainactivity vuole prendere parte a questo cambiamento. Per questo a breve verrà lanciata una proposta di percorso di avviamento alla sostenibilità pensato esclusivamente per le PMI.
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